Dal 12 al 16 settembre 2017, presso il TIMSpace di Milano, Olivetti ospita la mostra intitolata "Trasformazione" di Alessandra Angelini, artista e insegnante presso l'Accademia di Belle Arti di Brera.
Frutto dell’evoluzione tecnologica e della ricerca artistica sull'interazione fra arte e tecnologia, le opere in esposizione trasformano materiali o superfici inerti in qualcosa di animato e vitale, arrivando ad acquisire movimento, forma e colore attraverso la luce.
Il percorso espositivo della mostra parte dalle sculture in metacrilato – normalmente realizzate a mano- per arrivare alle opere in 3D, realizzate grazie alla tecnologia della stampante Olivetti 3D S2 che rende così possibile l’espressione artistica.
Tutte le sculture 3D, infatti, traggono origine da disegni su carta poi tradotti in modelli analogici (piccole sculture in gesso o in plexiglas) o da file disegnati direttamente con software di modellazione tridimensionale.
Arte e innovazione
Questa mostra è l'occasione per ammirare il connubio fra arte e innovazione, un connubio chiaramente collegato al nuovo rapporto che c’è oggi tra materiale e digitale.
E’ una realtà sempre più presente nella nostra vita, ormai vissuta con naturalezza e accettata da tutti: chi di noi, ad esempio, non ha mai letto un e-book? Non ha mai acquistato un prodotto online? Oppure non ha mai fruito di un contenuto in realtà aumentata?
In questo senso una parte importante tocca anche all’Internet of Things, visto che si tratta di oggetti e dispositivi che, collegati tra loro, possono scambiarsi informazioni e inviarle ad una persona che può analizzarle e gestirle da remoto.
Anche le stampe 3D introducono una serie di novità interessanti che arrivano a trasformare il concetto stesso di manufatto, come dice l’articolo di Art Tribune:
… qualsiasi cosa (da un bottone della camicia a un’intera abitazione) può essere scannerizzata, trasformata in algoritmo e infine ri-materializzata da un macchinario che la scolpisce letteralmente. Un processo che, nonostante sia oggi ancora piuttosto rozzo, riaccende nella memoria il mito del teletrasporto.